ADHD: i benefici dell'esercizio fisico e dello sport. Cos’è l’ADHD e come affrontarlo - Parte 2
Spesso nell’età adulta si assiste ad una riduzione della severità dei sintomi che
riguardano l’iperattività e dalla marcata agitazione psicomotoria si passa ad una spiccata
loquacità; tuttavia gli adulti nella maggior parte dei casi lamentano soprattutto difficoltà
che riguardano la sfera attentiva, ad esempio riportano difficoltà di organizzazione,
divagano nella consegna dei compiti e continuano in alcuni casi a mancare di perseveranza.
Talvolta anche negli adulti si possono riscontrare, purtroppo, soggetti con un’estrema
irrequietezza ed invadenza sociale.
Si può dire quindi concludendo, che questa condizione influisce continuativamente
sulla persona partendo ad intaccarne la sfera comportamentale, il rendimento scolastico
fino ad arrivare a turbare le imprese professionali e le relazioni interpersonali.
Diversi sono gli studiosi che si son posti come obiettivo quello di comprendere che
cosa potesse mitigare, alleviare o ridurre i sintomi dell’ADHD senza l’uso di farmaci e buona
parte dei loro studi riportano che l’esercizio fisico e l’attività motoria sono un’ottima
soluzione naturale.
L’ADHD è associato ad una disregolazione della produzione di dopamina e
noradrenalina. La principale ipotesi a sostegno dell’attività motoria come rimedio a questo
disturbo è che essa, stimolando la produzione di questi neurotrasmettitori, ne ripristina
l’equilibrio e ne regola la produzione.
Inoltre, alcuni studi sottolineano l’importante relazione secondo la quale maggiori
sono la qualità e la quantità dell’esercizio fisico svolto e migliori sono i risultati funzionali
sulla riduzione dei sintomi. un ulteriore beneficio derivante dal movimento fisico è una
riduzione significativa dei livelli di ansia. Quest’ultima, dovuta ad una sovrapproduzione di
adrenalina, porta il bambino a vivere un aumento dell'arousal e degli stati emotivi che prova
tale da interferire con l’attenzione e da invalidarne l’apprendimento scolastico.
Altri articoli riguardanti risultati di studi comportamentali, neurocognitivi, fisiologici
e di neuroimaging suggeriscono che la pratica fisica costante nel tempo può non solo
temporaneamente alleviare la sintomatologia, ma può anche arrivare a influenzare i
sottostanti meccanismi psicologici in maniera così marcata da potenziarne il cambiamento
nel successivo sviluppo del sistema nervoso.
In quest’ottica le ore di educazione motoria a scuola assieme alla pratica di uno
sport pomeridiano svolgono un ruolo fondamentale all’interno dell’insorgenza, dello
sviluppo e del decorso del disturbo d’attenzione e deficit di iperattività.
L’eterogeneità delle attività da poter far praticare al bambino o al ragazzo e l’ampia
scelta che ne consegue sono il principale punto di forza dello sport in sé, poiché a seconda
dei sintomi ci sono attività sportive più idonee non solo dal punto di vista del dispendio di
energia, ma anche dal punto di vista socio-relazionale.
Lo sport prevede sia l’attività individuale condotta insieme all’allenatore, sia quella di
gruppo in cui calare il ragazzo all’interno di uno contesto sociale di pari. Ad esempio nel
caso in cui il ragazzo presenti una bassa autostima lo sport di gruppo sarà lo step finale da
raggiungere: si partirà da quello individuale non competitivo e di sforzo fisico, ponendosi di
volta in volta obiettivi più impegnativi da raggiungere. Se invece il ragazzo è caratterizzato
da una buona autostima, buone capacità relazionali e in aggiunta è competitivo si possono
proporre sport di gruppo in cui gli schemi di gioco non vengono modificati troppo spesso.
Il rapporto che si instaura con l’allenatore diventa di fondamentale importanza. Ecco
perché è necessario che ci sia un personale qualificato, competente e preparato che sappia
condurre al meglio l’attività sportiva non solo dal punto di vista fisico, ma anche emotivo.
Dr.essa Lorenza Cantoni
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