Ferro e anemia nella pratica sportiva
È risaputo che il ferro è importante per il trasporto dell'ossigeno ai muscoli, ed è necessario per la crescita cellulare. Pertanto, una carenza di ferro influisce in modo significativo sulle prestazioni atletiche. Tra i diversi tipi di anemia, quella da carenza di ferro è una delle malattie da carenza nutrizionale più diffuse al mondo. Oggi c'è ancora la convinzione che valori accettabili di ferro sierico si possano ottenere solo consumando carne rossa e frattaglie, ma è vero? Vediamo di sfatare questo mito.
Il ferro negli alimenti lo possiamo trovare come ferro di deposito ( ferro non eme ), o biodisponibile.
Il ferro eme è presente negli alimenti di origine animale, ha un tasso di assorbimento di circa il 15-35% e fa parte dell'emoglobina e della mioglobina. Il ferro non eme è di origine vegetale e ha un tasso di assorbimento molto più basso, che varia dall'1 al 20% a seconda degli altri componenti della dieta e di fattori individuali.
Il ferro non eme costituisce circa il 90% del ferro consumato con la dieta. Va notato che questo ferro non eme non è esclusivo del regno vegetale, ma che anche gli alimenti animali lo contengono, seppure in quantità minori.
Entrambi i tipi vengono assorbiti nell'intestino tenue, ma attraverso meccanismi diversi. Il ferro eme passa intatto attraverso la parete intestinale, mentre il ferro non eme viene assorbito in modo controllato a seconda del fabbisogno di ferro dell'organismo (misura protettiva). L'organismo ha una capacità limitata di espellere il ferro e una quantità eccessiva di ferro è dannosa per l'organismo. Più le riserve di ferro sono basse, più il corpo assorbe ferro non eme e meno ne viene espulso.
Analogamente, la proteina ferritina è la forma in cui vengono immagazzinate le riserve di ferro. Va notato che i livelli di ferro non dipendono dalla dieta come si pensava in precedenza, ma dalla regolazione dell'assorbimento intestinale. I fitati, i polifenoli e il calcio possono ridurre l'assorbimento del ferro, mentre la vitamina C ne aumenta l’assorbimento.
Per quanto riguarda la convinzione che i vegetariani abbiano livelli più elevati di anemia da carenza di ferro rispetto alla popolazione onnivora, non sembra essere così, poiché in entrambi i gruppi di popolazione si è riscontrata la stessa incidenza.
Sembra che i valori di ferro siano simili, mentre i valori di ferritina sono leggermente inferiori nei vegetariani, ma rientrano nell'intervallo di normalità.
Esistono poi dati che ci dicono che nei vegani vi è un'assunzione di ferro simile o addirittura superiore a quella dei non vegetariani, nonché risposte adattative che aumentano l'assorbimento del ferro non eme nei vegetariani.
Si può quindi concludere che nei vegetariani lo stato del ferro sia adeguato e non vi sia una maggiore anemia da carenza di ferro.
Un discorso a parte meritano le donne vegetariane in età fertile che praticano attività sportiva. Ci sono numerosi studi che ci confermano una prevalenza più alta di carenza di ferro rispetto agli uomini e maggiori sono le probabilità di soffrire di anemia da carenza di ferro (associata alle perdite mestruali).
Zauli dr Gian Paolo
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